Venerdì 27 settembre [2019], la prigione di Nancy-Maxeville è stata attaccata, per denunciare la repressione dello Stato nucleare.
Il giorno prima della manifestazione “Vent de Bure”, a Nancy, contro il progetto CIGEO d’interramento di rifiuti nucleari, abbiamo attaccato (simbolicamente) la prigione di Maxéville, per salutare i nostri prigionieri/e e compagni/e vittime della repressione e per mandare un segnale forte in favore di una società senza prigioni.
Abbiamo fatto delle scritte sui muri, spaccato diversi vetri degli edifici amministrativi, lanciato dei razzi pirotecnici e dei fumogeni nel cortile della prigione e salutato i prigionieri con dei fuochi d’artificio, nei dintori della prigione. L’azione è stata protetta da ostacoli e barricate infiammate.
Uno Stato nucleare significa sempre uno Stato poliziesco. L’applicazione di questa “tecnologia patriarcale” implica per forza la centralizzazione e l’accumulazione del potere – essa è semplicemente impensabile senza l’apparato repressivo che la protegge.
La repressione statale della sempre più forte resistenza, nella zona di Bure, è massiccia: delle persone vengono controllate, vengono osservate, ricevono dei fogli di via e dei divieti di incontrarsi fra di loro, vengono arrestate e imprigionate.
Un movimento deve occuparsi dei/lle suoi prigioneri/e! Mentre, sabato, migliaia di persone sono scese in strada contro il progetto d’interramento di rifiuti nucleari, noi vogliamo ricordare che già oggigiorno, alcuni/e pagano caro per questa lotta.
Amore e forza per tutti/e i/le prigionieri/e!
Fire to all prisons!
Stop CIGEO!
Gruppo autonomo
P. S.: Con la nostra azione mandiamo anche dei segnali di fumo verso Amburgo, al nosto compagno Loïc e ai “tre della panchina del parco”.
[Tradotto da Insuscettibile di ravvedimento]