Nella notte del 4 giugno, una cabina elettrica che contiene i comandi della segnaletica ferroviaira è stata incendiata, lungo i binari che portano verso le infrastrutture appartenenti a Orano (ex-Areva, gigante francese dell’energia nucleare) a Bessines. Cosa c’è al fondo di quei binari? Per quasi sessan’anni c’è stata una miniera d’uranio. Dopo la sua chiusura (costa meno farlo estrarre in paesi poveri e semi-colonizzati, come il Niger), la miniera è diventata… un “centro di stockaggio d’ossido d’uranio impoverito” (cioè una discarica di materiale radioattivo), immagazzinato in semplici capannoni. Orano, proprietario del sito, vorrebbe pure utilizzare i tunnel della miniera per seppellirvi altri rifiuti radioattivi (un po’ come l’ente statale ANDRA vuole fare a Bure). Per indorare la pillola di questa bella democrazia nucleare, su una parte del sito di Bessines, Orano ha aperto un museo… dell’industria nucleare.
Ma ricordiamo che nel luglio 2013 un sabotaggio della ferrovia aveva fatto deragliare un treno di scorie e che nell’aprile 2014 il museo era stato incendiato.
Ecco la rivendicazione di questo attacco, spedita via mail alla stampa di regime (il giornale locale “Le populaire du centre”) :
“Per un atto 30 [riferimento alle manifestazioni del sabato dei Gilets jaunes; N.d.T.], questa notte abbiamo sabotato l’installazione della linea del treno che rifornisce la discarica nucleare di Bessines. Areva ha cambiato nome, ma continua a produrre la stessa merda radioattiva, qui e altrove. Questa impresa partecipa all’andazzo generale della società capitalista, che porta il mondo verso un muro.
Non vogliamo il nucleare da nessuna parte, né qui, né a Bure, né in Niger. E dimenticatevi il vostro EPR”.
[Tradotto da Anarhija.info]