Il 14 dicembre, in Italia, è iniziato il processo contro cinque anarchici arrestati nell’ambito dell’ennesima operazione repressiva denominata Bialystock. I compagni sono stati arrestati il 12 giugno, su richiesta del governo italiano con la collaborazione di Francia e Spagna, nel bel mezzo di una grande campagna contro il movimento anarchico.
Lo Stato italiano sta infatti perseguendo centinaia di attivisti anarchici i cui processi sono in corso da settembre. A Saint-Etienne, l’operazione Bialystock ha avuto un’eco molto forte, poiché il nostro compagno Roberto è stato arrestato dalla SDAT (Sottodirezione Antiterrorismo) e detenuto nel carcere di Fresnes (Parigi) prima di essere consegnato alle autorità italiane.
Lui, e le altre persone arrestate in questa operazione, sono accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo e di istigazione a delinquere. L’indagine si basa sui seguenti fatti principali: l’attentato esplosivo alla caserma dei Carabinieri di San Giovanni a Roma nel 2017, l’incendio di diverse auto in car-sharing di ENI-Enjoy, l’organizzazione di dibattiti, assemblee e concerti di supporto agli altri prigionieri anarchici.
Negli ultimi sei mesi, questi attivisti sono stati tenuti in custodia cautelare in reparti di alta sicurezza. Per isolarli sempre di più, sono stati imprigionati in diverse carceri italiane, e per alcuni di loro a posta viene censurata.
I compagni detenuti hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione di Roma, che all’inizio di novembre ha riconosciuto l’illegittimità della maggior parte delle accuse e ha annullato quelle relative al terrorismo per tutti gli imputati dell’operazione, ad eccezione di Claudio… Hanno atteso per quasi due mesi il responso del giudice istruttore su questa decisione della Corte di Cassazione, che deve riformulare le accuse, in modo da poter chiedere la libertà condizionale, anche perché le accuse rivolte ai nostri compagni sono irrisorie in considerazione della detenzione e del trattamento che hanno ricevuto finora.
Questo è l’ennesimo bell’esempio di repressione di uno Stato cosiddetto “democratico” che, nell’ombra, continua a sviluppare la sua politica poliziesca. Un’ondata di repressione che colpisce ancora una volta chi si batte in solidarietà per un futuro migliore.
È in questo contesto che alcuni attivisti autonomi hanno svolto, davanti al Consolato italiano a Lione, un’azione di sostegno per denunciare le azioni dello Stato e dell'(in)giustizia italiana, e per chiedere la liberazione di tutti gli anarchici perseguitati!
LIBERAZIONE TOTALE PER TUTTI/E!
ROBY LIBERO!
ABBASSO TUTTE LE PRIGIONI!
[Traduzione: Inferno Urbano]