A Besançon come dovunque, le città sono in costante trasformazione. Non sono mai state (e non sono) degli spazi neutri, ma sono modellate ad immagine dello Stato e del capitale. Esse assomigliano sempre più a dei centri commerciali e a prigioni a cielo aperto, dove ogni scarto dal percorso tracciato viene duramente sanzionato.
Progetti d’urbanismo fioriscono ai quattro angoli delle città. Si costruisce a tutto spiano per costruire centri commerciali e quartieri che saranno occupati da cittadini/e eco-responsabili. Ben serviti e fluidi (carsharing e biciclette in pubblico noleggio, tram…) e dotati di spazi verdi, proliferano nelle periferie.
Il dominio si adatta allo spirito del tempo per promuovere i suoi progetti, che puzzano il denaro e il cemento.
Nella città, controllo e sorveglianza sono sempre più soffocanti, proliferano le telecamere, le pattuglie di sbirri e l’illuminazione pubblica si fa più forte…
In questi quartieri presi di mira dagli urbanisti (attraverso i loro Piani locali d’urbanismo) pullulano speculatori dell’immobiliare residenziale, reclutatori di schiavi, bar e ristoranti chic vegan e bio, negozi e botteghe bio ed ecologici (senza sacchetti né plastica). A Besançon il quartiere Battant è fra questi.
Quindi, nella notte fra lunedì e martedì [4 e 5 marzo; NdT], abbiamo spaccato tutti i vetri (compreso quello dell’entrata) dell’agenzia immobiliare Foncia all’incrocio fra il lungofiume Strasbourg e la rue du Petit Battant.
Un hurrà agli incendiari anonimi della Casa dell’ecoquartiere dei Vaîtes. Vederla finire in fumo…
Guerra alla città-prigione!
Guerra ai ricchi!
[Tradotto da Anarhija.info]