Nella notte tra 28 e 29 maggio abbiamo incediato due veicoli sul parcheggio della società Atout Bois (49 avenue Anatole France) e fatto le scritte “Il lavoro non rende liberi” e “Fotti la giustizia” sul muro a fianco.
Se crediamo alle sue intenzioni, questa impresa, amministrata dalla PJJ [Protezione giuridiaria della gioventù – l’ente statale che rimpiazza l’Amministrazione Penitenziaria per i minorenni; NdT] protegge e accompagna i giovani caduti nelle grinfie della Giustizia.
Obbedisci a un padrone, sottomettiti alla gerarchia, rispetta l’autorità, resta sul sentiero della legge, accetta la presa di un giudice sulla tua vita: l’avvenire radioso del salariato si apre davanti a te.
Arrangiati da solo, rifiuta le regole che non hai scelto, rifiuta di essere un anello al fondo della catena di produzione, di essere sfruttabile a volontà, ribellati e, di comune accordo, questi benevoli tutori della tua vita (giudici, educatori, padroni) ti spalancheranno le porte del penitenziario.
Il lavoro e la prigione sono due colonne essenziali del controllo sociale, necessari alla riproduzione di un mondo basato sull’autorità e lo sfruttamento.
Il lavoro è la migliore delle polizie e la reinserzione è un ricatto.
Il sabotaggio blocca la macchina dello sfruttamento e libera del tempo.
Noi facciamo la scommessa che c’è molta più gioia nella rivolta che in una vita di sottomissione.
Libertà per le persone accusate nel caso dell’incendio della macchina di sbirri incendiata il 18 maggio 2016.
Libertà per tutti.
[Traduzione: Anarhija]